Rifugiati: la forza della solidarietà

Roma, la bella capitale d’Italia, è uno dei luoghi più gettonati dove andare in gita scolastica. Se alla visita del Colosseo, dei Fori Italici e a qualche momento di svago e shopping si aggiunge anche un’esperienza di carattere “umanitario”, come quella al Centro Astalli, la visita d’istruzione può dirsi veramente “perfetta”. Questo il giudizio espresso dalle classi seconde dell’istituto “Beata Angela” di Foligno che, il 14 marzo scorso, sono andate per un giorno in gita d’istruzione a Roma. Proprio la visita al Centro Astalli, un luogo di accoglienza per i rifugiati, è stata l’esperienza più significativa e toccante per questi ragazzi che, nel corso dell’anno scolastico, hanno a lungo lavorato sul problema dell’immigrazione e delle varie povertà. Suor Maria Josè, una suora missionaria argentina, lavora in quest’associazione da dieci anni ed è molto fiera di aiutare i rifugiati, persone costrette a scappare dal loro paese a causa della  violazione dei più normali diritti umani: uomini, donne e bambini che cercano scampo da conflitti e persecuzioni insopportabili. Rischiando la vita, arrivano in Italia dai tanti paesi dove sono perseguitati e spesso hanno subito carcere e tortura. Nella maggior parte dei casi i rifugiati, per emigrare, chiedono aiuto ai trafficanti e devono compiere dei viaggi molto lunghi e strazianti. Possono attraversare il deserto su un tir od oltrepassare il mare su dei grandi barconi. Se un uomo cade dal camion stracarico durante il tragitto non viene raccolto, ma abbandonato. Siccome i costi del trasporto sono molto elevati, il più delle volte molte persone non possono permetterseli e si nascondono nelle stive degli aerei e nei motori delle navi. Durante questi disumani viaggi moltissimi di loro muoiono di stenti. A livello nazionale i rifugiati sono molto pochi, appena lo 0,7, ovvero 1 ogni 1.500 abitanti (dati UNHCR, l’Agenzia dell’ONU per i Rifugiati) e costituiscono l’8% di tutti gli immigrati. A differenza di questi ultimi, i rifugiati sono  persone in pericolo, costrette a fuggire dal proprio Paese. Essi non scelgono di spostarsi alla ricerca di migliori condizioni di vita, ma sono costretti ad abbandonare la loro casa e a trovare protezione fuori dal proprio Paese. Proprio per questo sono gli unici che possono arrivare in Italia senza documenti e hanno il diritto di chiedere asilo politico una volta arrivati nel nostro stato. Per fortuna ci sono centri come l’Astalli, fondato a Roma 30 anni fa, che oggi ha diverse sedi in differenti regioni italiane e che cerca di evitare loro l’emarginazione, il rifiuto e lo sfruttamento. Quest’associazione promuove una cultura dell’accoglienza e della solidarietà, offrendo anche degli strumenti ai rifugiati, fra cui la conoscenza della lingua, per inserirsi nel mondo del lavoro. Assiste gli immigrati con una mensa che distribuisce 400 pasti al giorno, un ambulatorio e vari altri servizi. La testimonianza di Amed, un giovane abitante del Sudan di 27 anni, che insieme alla suora ha accolto le classi, ha denunciato la crudeltà del suo governo nei confronti del popolo di Darfur. I Darfuriani hanno visto incendiati i loro villaggi e bruciati vivi i loro cari solo perché di un’etnia diversa. In questo conflitto sono morte 400.000 persone, si può parlare  di genocidio. I genitori hanno pagato ad Amed il viaggio verso la libertà, una vera odissea: dal Sudan all’Egitto, alla Siria, al Libano. Dopo un anno in Turchia, nel 2004 è arrivato in Grecia e da lì  ad Udine con una barca. La polizia locale gli ha pagato il biglietto per Roma, verso il centro Astalli.“L’accoglienza è sempre molto forte, ti fa sentire a casa” queste sono le parole di Amed che ormai vive a Roma da oltre dieci anni ed ha una bancarella in città. Ascoltare le storie e le difficoltà dei rifugiati serve a noi italiani per arricchirci interiormente e a loro per sentirsi ascoltati e capiti. Oggi le ONG, le Organizzazioni non governative, guidate dai Gesuiti, lavorano in 53 paesi del mondo, prestando aiuti ai rifugiati che sono 50 milioni.


                                                                                           Benedetta Grechi II BSU

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