Democrazia e cittadinanza nella prospettiva della nuova Europa

Venerdì 3 dicembre 2010 presso la Sala dell'Editto del Comune di Spello si è svolto il secondo ciclo delle conferenze di formazione su Democrazia e Cittadinanza nell'ambito del Progetto Cittadini del Mondo promosso dalla Diocesi di Foligno in collaborazione con l'Ufficio scolastico regionale per l'Umbria. Relatori Mons. Giancarlo Perego Direttore della Fondazione Migrantes organo della Conferenza Episcopale Italiana e il Prof. Roberto Gatti Docente dell'Università degli Studi di Perugia. Il Sindaco di Spello il sig. Sandro Vitali ha portato il suo saluto ai partecipanti. L'evento è stato inserito nell'ambito della 49° Festa dell'Olivo e Sagra della Bruschetta "L'Oro di Spello". A seguire riportiamo una sintesi della relazione del Prof. Roberto Gatti.

Considerazioni preliminari
            Allorché si parla, in riferimento al contesto infranazionale e a quello sovranazionale (in questo caso l’Europa) di "nuova cittadinanza", si usa una terminologia abbastanza indefinita. Per chiarirne i possibili significati è forse opportuno distinguere due accezioni in cui tale formula può essere usata: entrambe sono pienamente legittime, ma rinviano a ordini di problemi notevolmente differenti e non risolvibili con gli stessi strumenti, sia a livello teorico che operativo.
            In una prima accezione si può parlare di "nuova cittadinanza" per riferirsi al
fatto che oggi vanno ripensate le procedure, le tecniche e le istituzioni attraverso le quali può essere conferita efficacia giuridica e politica ai diritti tradizionali che sanciscono l'appartenenza alla società democratica, dato che tali diritti o non sono stati compiutamente realizzati o, anche quando lo sono stati, si trovano ora insidiati a seguito delle trasformazioni intervenute nelle democrazie del nostro tempo. Se si sta a questo significato, si può osservare che l'aggettivo "nuova" con cui si qualifica la cittadinanza è, almeno in parte, improprio: si tratta infatti sostanzialmente di individuare e concretizzare strategie parzialmente diverse dal passato per ottenere che i diritti sanciti a partire dalle Dichiarazioni emanate nel corso delle rivoluzioni americana e francese abbiano un'attuazione effettiva. Non cambiano i contenuti né la morfologia della cittadinanza democratica; sono (o dovrebbero essere diverse) le forme e i modi attraverso cui siamo chiamati a renderla oggi realtà vivente.
            In una seconda accezione si può parlare invece di "nuova cittadinanza" per indicare il fatto che ciò che muta è proprio l'intrinseco significato del termine, rispetto al senso che ha assunto nella teoria e nella prassi largamente prevalenti nelle liberaldemocrazie occidentali da due secoli a questa parte. In questo caso il problema è di natura sostanzialmente diversa: non si tratta più di far valere con mezzi rinnovati fini (cioè diritti) intorno ai quali permane un consenso universale, ma di ripensare in profondità proprio questi fini, cioè la struttura interna dei diritti che qualificano l'inclusione nel demos (si pensi al rapporto tra diritti dell’uguaglianza e diritti della differenza culturale nell’ambito della cosiddetta società “multietnica”). Certo, perché il discorso non rimanga sul piano puramente astratto, l'attenzione deve anche qui necessariamente andare alle strategie istituzionali e agli accorgimenti procedurali; ma ciò richiede preliminarmente che si comprenda come e fino a qual punto le metamorfosi delle società attuali e le nuove domande sociali da esse innescate abbiano condotto all'esigenza di riformulare il significato che bisogna attribuire oggi all'essere cittadini di una democrazia. Sono anche queste metamorfosi che contribuiscono a evidenziare i limiti e le contraddizioni della concezione liberaldemocratica tradizionale della cittadinanza, sollecitando un impegno di analisi critica che può condurre, se portato alle sue conseguenze ultime, fino alla revisione dei presupposti filosofici che stanno a fondamento di tale concezione.

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